Indice:
Introduzione
Quante sfumature di verde ha il tuo viaggio?
Quanto inquina la nostra vacanza?
Quanto inquinano le navi da crociera?
Turismo sostenibile
Pedalare lungo le ferrovie dimenticate, da Treviso al Po
5 terme naturali dove trascorrere gratis (o quasi) un week-end di totale relax
10 Canyon che non pensavi fossero in Italia
Dalla Cisa al Lazio senza mappa: scopri gli itinerari di viaggio a piedi sulle orme della via Francigena
In Val di Zoldo, tra “fogher” e antiche isole coralline, dolomiti e dinosauri
Viaggiare per ritrovare l’armonia con la terra. Intervista a Duccio Demetrio
Autori
Introduzione
di Silvia Ombellini
Con un po' di emozione inauguriamo il primo E-book di ViaggiVerdi, il Blog sul turismo sostenibile, che può contare su un sito web che mette in rete strutture ricettive eco-friendly in tutta Italia: dalle meravigliose case sugli alberi, agli alberghi diffusi negli antichi borghi italiani, dai piccoli B&B che hanno investito nelle tecnologie a basso impatto ambientale, agli agriturismi biologici immersi nella campagna, dagli hotel sostenibili ai rifugi di montagna a zero emissioni.
Questo primo piccolo e-book vuole essere una fonte di ispirazione per le vostre prossime vacanze ma anche di informazione sull'impatto ambientale del turismo e sulle possibilità di viaggio green. Scoprirete come ritrovare l'armonia con la Terra anche in vacanza, come viaggiare per imparare la sostenibilità, e molto altro.
Potete leggere l'Ebook partendo dall'articolo che più vi interessa e vi incuriosisce, ma noi vi consigliamo di iniziare da “Quante sfumature di verde ha il tuo viaggio?”. Con questo breve test metterete alla prova la vostra filosofia di viaggio, e scoprirete quali articoli del libro non potete perdere.
Cosa dire? Buona lettura e buon viaggio!
La realizzazione di questo Ebook è stata possibile grazie al contributo delle giornaliste, bloggers, autrici/autori Angela Sebastianelli, Cristiana Pedrali, Cristina Vignoli ed Emanuele Benigni che ringraziamo di cuore!
Quante sfumature di verde ha il tuo viaggio?
di Cristiana Pedrali
C’è chi viaggia perché ha un lavoro e c’è chi viaggia perché un lavoro non ce l’ha e lo sta cercando, c’è chi viaggia per fare “l’esperienza della sua vita” e chi, invece, per scappare dalla sua vita come ancora chi viaggia per trovare/ritrovare qualcuno di caro e chi, invece, per cercare se stesso. I motivi del viaggio possono essere infiniti.
Ma anche la filosofia che anima il viaggio può essere diversa: c’è chi viaggia e vuole mantenere la stessa “green philosophy” che pervade la sua vita anche in tale occasione, ma c’è anche chi viaggia senza valutare l’impatto che il suo viaggio può avere sull’ambiente e sui luoghi.
E voi che viaggiatori siete? Quanto green siete quando viaggiate? Quali itinerari scegliereste?
Con questo semplice test scoprirete quanto brillante è il vostro...green!
Partire in
a. Auto, aria condizionata accesa e musica a tutto volume.
b. Treno, veloce e silenzioso.
c. Bicicletta, ecologica e avventurosa.
a. Su una nave da crociera: piscina, ristorante internazionale e casinò.
b. In un suggestivo borgo storico: tradizioni antiche e cibi locali.
c. In viaggio a piedi: a tu per tu con la natura incontaminata.
a. telo da spiaggia e lozione solare.
b. Ipad per fotografare e condividere le proprie impressioni.
c. Il mio inseparabile amico a 4 zampe.
Dormire
a. In un grande hotel sul mare. Se l'edificio rovina il paesaggio non mi importa!
b. In un albergo diffuso sostenibile, nel cuore di un piccolo centro storico. Niente piscina o lussi, ma l'atmosfera giusta per sentirsi parte del luogo.
c. In un agriturismo immerso nel verde, o meglio ancora in una vera casa sull'albero, sospesa tra terra e cielo. All'orizzonte solo campi di lavanda!
Mangiare
a. Hamburger e patatine fritte, pizza e coca cola ovunque nel mondo!
b. Piatti tipici e buon vino locale!
c. Cibi speciali, coltivati e cucinati localmente, in un agriturismo biologico presidio slow food.
a. La coda in autostrada. Quando costruiranno la 5 corsia?
b. Vedere che mancano piste ciclabili e spazi per le bici!
c. Trovare i rifiuti sulla spiaggia. Porto sempre con me una borsina per raccoglierli!
a. All'aria condizionata!
b. Alla raccolta differenziata!
c. Al cibo biologico!
Risultati del Test
Maggioranza di risposte A
Non sei propriamente un eco viaggiatore...un verde un po’ sbiadito è quello della tua vacanza
Hai mai pensato a quanto inquinamento produciamo durante le nostre vacanze? Basta davvero poco per regalarsi delle vacanze indimenticabili e fare del bene sostenendo la vita del nostro pianeta oltre al nostro. Ad esempio, hai mai pensato di regalarti una vacanza a cavallo invece che su un fuoristrada? Oppure viaggiare usando i mezzi pubblici? Ed ancora hai mai provato di visitare un agriturismo ad impatto zero in cui spesso l'attenzione all'ambiente non penalizza il benessere ed il relax dell'ospite e le sue esigenze?
Scopri alcuni preziosi consigli, ma non limitarti a leggere...fai davvero pratica per diventare di un green sfavillante la prossima volta che farai il test.
Le letture da cui ti consigliamo di partire sono:
Maggioranza di risposte B
Ami viaggiare senz'auto e scoprire luoghi insoliti ... conosci tutti i trenini regionali e le tratte più pittoresche d'Italia e.. d'Europa e ti stai preparando per scoprire quelle degli altri continenti. La bicicletta non ha segreti per te e macini chilometri tra il verde intenso delle campagne italiane ed i profumi di lavanda e di vigna delle regioni francesi.
Ecco le tre letture green per i tuoi prossimi viaggi
Pedalare lungo le ferrovie dimenticate, da Treviso al Po
5 terme naturali dove trascorrere gratis (o quasi) un week-end di totale relax
10 Canyon che non pensavi fossero in Italia
Maggioranza di risposte C
Sei quasi perfetto! Sei un intrepido eco-viaggiatore, ami la natura e l'avventura e cerchi di prendertene cura e di conoscere il luogo in cui vai e le sue caratteristiche. Ti piace condividere le tue scoperte per poter regalare qualche momento di serenità e di verde speranza anche agli altri ...questi sono tre itinerari che fanno per te:
Dalla Cisa al Lazio senza mappa: scopri gli itinerari di viaggio a piedi sulle orme della via Francigena
In Val di Zoldo, tra “fogher” e antiche isole coralline, dolomiti e dinosauri
Viaggiare per ritrovare l’armonia con la terra. Intervista a Duccio Demetrio.
Quanto inquina la nostra vacanza?
di Silvia Ombellini
Ogni giorno milioni di persone si trovano a viaggiare per lavoro o per divertimento. Vi siete mai chiesti quanto questo impatta sull’ambiente, sulle risorse naturali, sull’inquinamento dell’aria e dell’acqua, o sul riscaldamento globale?
Secondo “Consumption and Environment 2012”, il documento dell’Unione Europea che monitora i consumi in Europa e le loro conseguenze sull’ambiente, il turismo è la quarta causa di inquinamento ambientale e di produzione di CO2, dopo i consumi legati all’alimentazione, all’abitare e alla mobilità.
I principali responsabili dell’impatto del turismo sull’ambiente sono i trasporti, in particolare l’aereo e l’auto, che determinano il 75% delle emissioni di CO2.
Il secondo ruolo rilevante lo hanno invece le strutture ricettive, responsabili del 21% circa delle emissioni di CO2 legate all’intero sistema turistico (Fonte: UNWTO-UNEP report 2008, Climate Change and Tourism).
Questo dato non sorprende se pensiamo che un albergo consuma mediamente 21 kW di energia e 645 litri di acqua per ciascuna presenza in camera al giorno.
Le emissioni di CO2 legate alle attività turistiche sono cresciute enormemente negli ultimi cinquant’anni e continueranno a crescere nel prossimo futuro. Almeno così dicono gli studi, che prevedono un aumento nei prossimi vent’anni non solo del numero di viaggi, (crescita stimata del 57% circa), ma anche delle distanze percorse, in aumento, addirittura, del 122% (fonte Peeters, Major Environmental Impacts of European Tourist Transport). Questo inciderà direttamente sulle emissioni di CO2, destinate a raddoppiare, se non verranno messe in atto misure di mitigazione adeguate.
Ma non tutte le vacanze sono uguali!
A volte tutte le nostre intenzioni sul “vivere green” vanno a farsi friggere e ci troviamo a bruciare carburante e a soggiornare in strutture che hanno una enorme impronta ecologica.
Altre volte, viviamo la nostra vacanza a contatto con la natura, ospiti in strutture a impatto ambientale zero, esplorando il territorio a cavallo o in bicicletta.
Questo grafico mostra chiaramente come l’impatto del turismo sull’ambiente può variare a seconda del tipo di vacanza che scegliamo.
Le emissioni di CO2 (misurate per persona e per giorno vacanza) sono enormemente maggiori se la meta è oltreoceano o una crociera sul mediterraneo, rispetto alla “staycation”, ovvero alla vacanza vicino a casa, alla riscoperta del territorio locale.
Quattro semplici suggerimenti per un viaggio verde:
1- Utilizzate mezzi di trasporto alternativi. Quando possibile prendete l’autobus o il treno: oltre ad essere una scelta migliore per l’ambiente (il treno consuma il 75% in meno di energia e produce l’85% in meno di inquinamento dell’aria rispetto all’auto! Fonte: Climenet), vi offriranno tempo per leggere, dormire o lavorare durante il viaggio.
2- Scegliete strutture ricettive ecocompatibili. Molti hotels, agriturismi o B&B si stanno impegnando a ridurre il loro impatto ambientale. Dal momento che alcuni lo stanno facendo più di altri, chiedete informazione all’albergo sulle sue attenzioni ambientali prima della prenotazione.
3- Utilizzate i mezzi pubblici, muoversi a piedi o in bicicletta. Non solo fa bene alla salute, ma può aiutarvi a scoprire meglio il luogo, ad “inciampare” in tutti quei tesori nascosti che non avreste trovato altrimenti. Molti alberghi offrono gratuitamente il servizio di navetta e le biciclette ai loro ospiti. Perciò non esitate ad organizzare il vostro viaggio in treno, traghetto, autobus, bicicletta o a piedi!
4 - Scegliete degli itinerari eco. La vostra destinazione turistica può offrire esperienze di scoperta dei luoghi che riducono al minimo l’impatto sul paesaggio e sulla comunità, e propongono un contatto più autentico ed emozionante con il sito.
Quanto impatta la vostra vacanza sull’ambiente?
Sarete voi a deciderlo!
Per chi vuole approfondire:
- European Environment State and Outlook 2010 (SOER 2010), Consumption and environment. 2012 update, 2012;
- World Tourism Organization and United Nations Environment Programme, Climate Change and Tourism. Responding to global challenges. 2008;
- Paul Peeters, Eckhard Szimba, Marco Duijnisveld, Major Environmental Impacts of European Tourist Transport, 2007;
- European travel commission, European Tourism 2012 – Trends & Prospects, 2012;
- Susanne Becken, Energy use in the New Zealand tourism sector, 2002.
Quanto inquinano le navi da crociera?
di Silvia Ombellini
E’ la vacanza che è cresciuta più rapidamente rispetto a tutte le altre negli ultimi 20 anni. Nonostante il disastro della Costa Concordia davanti all’isola del Giglio, le crociere stanno diventando sempre più popolari, arrivando a trasportare ogni anno circa 20 milioni di passeggeri nel mondo e 800.000 in Italia.
Ma è anche il modello di vacanza in assoluto più inquinante, uno di quelli che ha maggiore incidenza nella produzione totale di CO2 del settore turistico, e che è colpevole della distruzione dei sistemi marini.
Queste gigantesche città galleggianti, con migliaia di cabine, piscine, casinò, discoteche e ristoranti inquinano come 14.000 automobili, secondo il dato recente della Procura di Venezia.
Complessivamente, le navi da crociera oceaniche producono almeno il 17% delle emissioni totali di ossidi di azoto, contribuendo a più di un quarto delle emissioni totali di ossidi di azoto nelle città portuali e le zone costiere.
In più, i rifiuti delle navi da crociera influenzano negativamente la capacità di recupero degli ecosistemi marini, distruggendo le barriere coralline (Fonte: “Climate Change Adaptation and Mitigation in the Tourism Sector: Frameworks, Tools and Practices”, di United Nations Environment Program, insieme all’Università di Oxford, p.102)
Se mai sceglierete di imbarcarvi in uno di questi giganti marini sappiate che le vostre emissioni di CO2 potranno essere fino a 1000 volte superiori rispetto ad un viaggio in treno. (Fonte: “Climate Change and Tourism. Responding to global challenges”, di World Tourism Organization and United Nations Environment Programme, 2008, pp. 37, 134).
Nel report “Cruise Ship Report Card 2012” recentemente pubblicato dall’associazione ambientalista internazionale Friends of Earth vengono confrontate 15 tra le principali linee di crociera, valutandone l’impatto sull’ambiente.
Ecco alcuni numeri preoccupanti del documento:
Quello che entra deve uscire. Le enormi quantità di cibo e bevande consumati sulle navi da crociera, insieme con le acque di lavanderia, della piscine, delle strutture sanitarie, dei laboratori fotografici, dei centri termali, vengono scaricate in mare, contaminando i pesci e la vita marina, e rappresentando un pericolo per le persone (per i consumatori di pesce, i bagnanti, i surfisti e gli appassionati di sport acquatici). Inoltre, pesci, molluschi e barriere coralline possono morire a causa dell’eccesso di azoto e fosforo causati dal liquame delle navi, che determinano la crescita eccessiva delle alghe e la conseguente riduzione dei livelli di ossigeno presenti nelle acque.
Quanto liquame viene prodotto da una nave?
Il report stima che una nave da crociera da 3.000 persone genera 210.000 litri di acque reflue settimanale – abbastanza per riempire 10 piscine, e 1 milione di litri di acque grigie, ovvero altre 40 piscine piene di rifiuti. Una nave da crociera è pari a 50 piscine piene di rifiuti altamente inquinanti che possono essere scaricati nei nostri oceani ogni settimana.
Le navi da crociera inquinano l’aria che respiriamo
Le navi da crociera sono anche responsabili di un inquinamento atmosferico rilevante causato dal carburante bruciato. Le emissioni dei motori delle navi includono ossidi di azoto, ossidi di zolfo, anidride carbonica e polveri sottili. Gli scienziati stimano che entro il 2030, l’inquinamento atmosferico dovuto alle imbarcazioni oceaniche nelle acque statunitensi aumenterà dal 100 al 200 per cento.
Eppure, se in passato la vacanza in crociera non interessava quasi a nessuno, oggi sembra essere diventata uno degli stili di viaggio più ambiti, sopratutto perché il suo costo è diventato sempre più accessibile alla massa.
Al contempo, le navi da crociera sono diventate sempre più grandi. La Oasis of the Seas di Royal Caribbean, che ospita 5402 passeggeri, è una vera città galleggiante, con ristoranti ed attrazioni di ogni tipo.
Il tipo di turismo proposto è massificante e disinteressato ai luoghi.
Questo incide negativamente sulle località attraversate, che vengono invase da migliaia di turisti e visitate in poche ore con tour organizzati. Ma tende anche ad omologare i luoghi, facendoli diventare uguali gli uni agli altri: l’artigianato locale viene rimpiazzato da souvenir made in China, i cibi tradizionali da prodotti internazionali, rispondendo ad un tipo di turismo ridotto fondamentalmente alla “facoltà di andare a vedere ciò che è diventato banale“.
Il rapporto con il mare e coi luoghi visitati è lontano anni luce da questi mega villaggi galleggianti!
Per chi vuole approfondire: Cruise Ship Report Card 2012
di Silvia Ombellini
Per comprendere a fondo il significato di turismo sostenibile è utile partire dal concetto più generale di “sviluppo sostenibile” definito nel famoso Rapporto Brundtland nel 1987: ”Lo sviluppo sostenibile è lo sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri”.
La prima definizione di Turismo sostenibile è dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT) nel 1988: “Le attività turistiche sono sostenibili quando si sviluppano in modo tale da mantenersi vitali in un’area turistica per un tempo illimitato, non alterano l’ambiente (naturale, sociale ed artistico) e non ostacolano o inibiscono lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche”.
Il Turismo sostenibile ha perciò a che fare con il nostro benessere, insieme a quello del pianeta Terra e delle generazioni future.
Il turismo sostenibile è “un turismo capace di durare nel tempo mantenendo i suoi valori quali-quantitativi. Cioè suscettibile di far coincidere, nel breve e nel lungo periodo, le aspettative dei residenti con quelle dei turisti senza diminuire il livello qualitativo dell’esperienza turistica e senza danneggiare i valori ambientali del territorio interessato dal fenomeno” (WWF).
L’Ecoturismo è il “turismo responsabile in aree naturali che conserva l’ambiente e migliora il benessere delle popolazioni locali” (The International Ecotourism Society, TIES, 1990).
Il turismo sostenibile è “lo sviluppo turistico sostenibile soddisfa le esigenze attuali dei turisti e delle regioni di accoglienza, tutelando nel contempo e migliorando le prospettive per il futuro. Esso deve integrare la gestione di tutte le risorse in modo tale che le esigenze economiche, sociali ed estetiche possano essere soddisfatte, mantenendo allo stesso tempo l’integrità culturale, i processi ecologici essenziali, la diversità biologica e i sistemi viventi. I prodotti turistici sono quelli che agiscono in armonia con l’ambiente, la comunità e le culture locali” (World Tourism Organization WTO).
“Lo sviluppo del turismo deve essere basato sul criterio della sostenibilità, ciò significa che deve essere ecologicamente sostenibile nel lungo periodo, economicamente conveniente, eticamente e socialmente equo nei riguardi delle comunità locali.” (Principio n.1 della Carta di Lanzarote, adottata nell’ambito della Conferenza Mondiale sul Turismo Sostenibile, 1995).
La società moderna ha ridotto il turismo in un momento di consumo, uno “spostamento di persone per andare a vedere ciò che ormai è diventato banale”, come l’ha definito Guy Debord nel 1969 (in “La società dello spettacolo”), che produce il più delle volte un impatto negativo sull’ambiente, i luoghi e le economie locali.
Un esempio emblematico di questo modello di turismo di massa distruttivo nei confronti dell’ambiente e dei luoghi è la crociera, che è anche il settore turistico ad aver subito il maggiore incremento negli ultimi 20 anni. La vacanza in crociera non è solo fino a 1000 volte più inquinante, in termini di CO2 prodotta, rispetto ad una vacanza in bicicletta, è anche responsabile dell’inquinamento dei mari e della distruzione delle barriere coralline, in seguito alla grande quantità di scarichi riversati nelle acque. Inoltre, il tipo di turismo proposto è massificante e disinteressato ai luoghi, che vengono visitati in poche ore con tour organizzati. Questo incide negativamente sulle piccole località, invase da migliaia di turisti in poche ore senza poterne trarre reale beneficio, a discapito delle economie locali e degli abitanti.
Secondo “Consumption and Environment 2012”, il documento dell’Unione Europea che monitora i consumi in Europa e le loro conseguenze sull’ambiente, il turismo è la quarta causa di inquinamento ambientale e di produzione di CO2, dopo i consumi legati all’alimentazione, all’abitare e alla mobilità. I principali responsabili dell’impatto del turismo sull’ambiente sono i trasporti, in particolare l’aereo e l’auto, che determinano il 75% delle emissioni di CO2.
Il secondo ruolo rilevante lo hanno invece le strutture ricettive, responsabili del 21% circa delle emissioni di CO2 legate all’intero sistema turistico (Fonte: UNWTO-UNEP report 2008, Climate Change and Tourism).
Questo dato non sorprende se pensiamo che un albergo consuma mediamente 21 kW di energia e 645 litri di acqua per ciascuna presenza in camera al giorno. Se andassimo avanti con questo ritmo, le conseguenze per le generazioni future e per l’ambiente sarebbero drammatiche.
L’impronta ecologica di una struttura ricettiva può essere ridotta fino al 90% con l’adozione di misure ambientali semplici, come ad esempio l’utilizzo di elettricità da fonti rinnovabili al 100%, edilizia e arredi ecocompatibili, lampadine a basso consumo, pannelli solari per l’acqua calda, prodotti per la pulizia ecologici, cibo biologico o a km zero, raccolta differenziata oltre l’80% eliminazione dei monodose, o cambio della biancheria solo su richiesta.
Perciò, incentivando le strutture ricettive a soddisfare questi requisiti di sostenibilità ambientale, e invitando i viaggiatori a utilizzare strutture ricettive verdi nella pianificazione dei loro viaggi, si potrà contribuire a ridurre fino al 90% le emissioni di CO2 e i consumi idrici legati al turismo, promuovendo le economie locali virtuose.
Il sistema turistico ha un potenziale di crescita straordinario, sopratutto nel campo dell’ecoturismo e sopratutto in Italia. Allo stesso tempo, il turismo può portare benessere e ricchezza solo se è sostenibile.
A questo proposito, la recente risoluzione delle Nazioni Unite, “Promozione dell’ecoturismo per lo sradicamento della povertà e la protezione dell’ambiente“, adottata lo scorso 21 dicembre 2012, ha sottolineato come il turismo green può contribuire a risolvere alcuni dei principali problemi che affliggono il mondo di oggi, dalla povertà al cambiamento climatico, ed ha un impatto positivo sulla generazione di reddito, sulla creazione di posti di lavoro e sull’istruzione.
Il turismo sostenibile rappresenta una vera opportunità di crescita per le economie locali, dall’agricoltura all’artigianato, di miglioramento dei territori e dei paesaggi, di recupero di antichi luoghi che altrimenti rischierebbero l’abbandono, dagli antichi borghi ai piccoli paesi di montagna, di valorizzazione di tradizioni antiche e preziose, che racchiudono millenni di storia e cultura.
Viaggiare sostenibile significa ridurre il più possibile il nostro impatto sull’ambiente, rendere positivo e proficuo il nostro passaggio, arricchendo la cultura e le economie locali.
Ma significa anche riscoprire un modo di viaggiare autentico, capace di stabilire un legame profondo con i luoghi che visitiamo e con le persone che incontriamo nel nostro percorso.
Il turismo sostenibile è la nuova frontiera del viaggio. E’ l’occasione per incontrare nuove persone, condividere esperienze ed idee, sostenere progetti ed economie virtuose, sentirsi abitanti dello stesso Pianeta ed impegnati in un cammino comune.
Pedalare lungo le ferrovie dimenticate, da Treviso al Po
di Cristina Vignoli
Vecchi binari abbandonati, coperti dalla vegetazione e riconquistati dalla natura, che diventano percorsi verdi, lungo i quali pedalare alla scoperta lenta del paesaggio. Uno di questi è l’ex tratta ferroviaria Treviso-Ostiglia, trasformata in una delle piste ciclabili più lunghe e suggestive d’Europa, di cui è stato recentemente inaugurato l’ultimo tratto.
La Treviso-Ostiglia è una delle ferrovie dismesse più importanti d’Italia, lunga 118 km, attraversa tutto il Veneto per arrivare fino ad Ostiglia nel mantovano, quindi ai bordi del Po. La linea ferroviaria era stata costruita tra il 1920 e il 1940 per ragioni militari, ma in seguito ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale è stata scarsamente utilizzata.
Nel 2007 fu presentato un progetto di legge per il riuso del patrimonio ferroviario in abbandono e per la creazione di una rete nazionale di mobilità dolce, aperta a pedoni, ciclisti, cavalieri e utenti a mobilità ridotta. Grazie all’approvazione di tale progetto di legge furono stanziati fondi da parte del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del Ministero per i beni e le attività culturali per la realizzazione di una rete di percorsi ferroviari dismessi da destinarsi a itinerari ciclo-turistici.
L’ultimo tratto di percorso recentemente inaugurato sulla Treviso-Ostiglia è di 42 km di pista ciclabile asfaltata. La tratta inaugurata collega Quinto di Padova, dove si consiglia iniziare il percorso ciclabile, a Campodoro, dandovi la possibilità di percorrere chilometri di pista libera dal traffico e dall’inquinamento, lontana dai rumori delle città, recuperando così una mobilità meno stressante, più sostenibile e rispettosa dell’ambiente.
Ci si immerge in un percorso nella natura, circondato da alberi e campi, attraversano luoghi di interesse socio-culturale e paesaggistico come il Parco del Brenta, i Santuari Antoniani nel Comune di Camposampiero, Villa Cornaro di Palladio a Piombino Dese, Villa Contarini a Piazzola e il Parco del Fiume Sile.
Per gli appassionati di Architettura la Villa Cornaro di Palladio è un esempio geniale dello stile di una delle personalità più influenti della storia dell’architettura occidentale. Magnifico è il tema della doppia loggia in facciata, tipico dell’edilizia gotica lagunare e gli interni ricchi di affreschi meritano certamente una visita. Un altro edificio palladiano da non perdere è Villa Contarini, che per ricchezza architettonica, per larghezza di spazi e per la distesa di parchi e acque può paragonarsi a una vera e proprio reggia. Ma per chi preferisce la natura non può resistere a una sosta nel Parco del Fiume Sile, il fiume di risorgiva più lungo d’Europa, dove si può andare alla scoperta dei Fontanassi del Sile, seguire la fitta rete di corsi d’acqua, incontrare laghetti e aree paludose fino a percorrere il tracciato delle antiche “Restere”.
Per i curiosi di prodotti tipici si possono acquistare nella zona del parco la patata dolce e il peperone di Zero Branco, “el Bisàto” (l’anguilla) e lo Storione del Sile.
In effetti, per non perdere le energie, è quasi d’obbligo fermarsi in qualche agriturismo lungo il percorso e provare qualche delizia tipica come i Bigoli mori, la tipica pasta lunga realizzata con farine tradizionali di grano saraceno, o Risi e Bisi, preparato con il Riso di Grumolo delle Abbadesse e i Bisi di Lumignano, una varietà a km zero di piselli che si trova solo in questa zona, per poi concludere in dolcezza con Zaèti e Crostoli.
In Italia esistono altre ferrovie dismesse trasformate in piste ciclabili, come la Spoleto-Norcia (50 km praticabili) in Umbria, Ospedaletti - San Lorenzo a mare (24 km), in Liguria, valle dell’Anapo (12 km), in Sicilia. Magnifici percorsi verdi ideali per scoprire l’Italia in modo lento ed autentico. Ve ne parleremo nei prossimi articoli del Blog.
Informazioni:
Lunghezza itinerario: 113/118 km
Durata (15 km /ora): 453 minuti
Dislivello totale: 18 metri
Pendenza massima: 2%
Tipologia di fondo: asfalto (per circa 3/4), sterrato (circa 1/4)
Tipo di itinerario: facile, adatto anche ai bambini!
5 terme naturali dove trascorrere gratis (o quasi) un weekend di totale relax
di Angela Sebastianelli
Immergersi in una piscina naturale di acqua calda e fumante, lasciarsi coccolare dal placido fluire dei fiotti termali, farsi avvolgere dai fumi benefici. Non è un sogno, è più semplice ed economico di quanto possiate immaginare!
Infatti, dalla Valtellina al Lazio, il nostro paese ci offre infinite possibilità di vero relax: vasche scavate nella roccia, cascate naturali, splendide insenature, vere e proprie spa naturali, ideali per rigenerare il corpo e la mente. La cosa incredibile è che il più delle volte questi paradisi sono ad accesso totalmente libero e gratuito.
Figlie di vulcani dalle ire poderose, erose dal vento o dalle mareggiate, affiorate dagli anfratti più inesplorati della terra, le terme naturali affascinano da sempre i viaggiatori. Dove si trovano queste piccole oasi di benessere immerse nella natura, utili per sfuggire al grigiore autunnale? Scopriamo insieme alcune delle più affascinanti piscine termali in Italia!
Le terme libere di Bormio (Sondrio) sono formate da una vasca naturale di sassi posizionata ai piedi di un torrente, che raccoglie una caldissima conca d’acqua cristallina. Il panorama preserva ancora la memoria delle movenze della roccia, combinatasi in mirabolanti acrobazie di forme e architetture naturali. Il rosso e il grigio della pietra si inseriscono alla perfezione nello sfondo smeraldino della vegetazione che svetta fiera all’azzurro di un cielo sempre terso dal vento. Queste terme sono libere e ad accesso completamente gratuito.
Grosio è un antico borgo adagiato sulla destra orografica dell’Adda, a 650 metri di altezza, ricco di storia arte e tradizioni. Di particolare interesse: il parco delle incisioni rupestri, comprendente la rupe magna con oltre 5000 raffigurazioni preistoriche ed i castelli medioevali; il museo e il parco della Villa Visconti Venosta; il centro storico con le Chiese di S. Giorgio e di S. Giuseppe; la Valgrosina e il Mortirolo con le sue infinite opportunità: escursioni – alpinismo – mountan-bike, ma anche rigeneranti passeggiate in cerca di funghi o frutti di bosco; le specialità gastronomiche ed i prodotti nostrani.
Con qualche Km in più è possibile raggiungere Livigno (famoso centro turistico e zona extradoganale) S. Caterina, lo Stelvio e St. Moritz.
Di dantesca memoria le pozze del Bullicame a Viterbo sono piscine naturali in aperta campagna che raccolgono l’acqua direttamente dalla sorgente di acqua termale (attraverso canalette) che si trova a pochi metri. La piscina più piccola che ha l’acqua più calda, ha sul fondo un fango biancastro che si può spalmare sulla pelle per levigarla e renderla meravigliosamente vellutata.
Questo parco è famoso anche per ospitare un rospo smeraldino, specie protetta per la quale è stato costruito uno stagno che raccoglie l’acqua dalla sorgente. Incredibile ma vero, il rospo è il padrone del posto, tutto viene fatto in funzione della sua tutela. Le terme sorgono in un cratere in cui l’acqua sgorga in modo impetuoso perché la portata è molto elevata. Ciononostante una canalizzazione riesce ad alimentare delle belle vasche dove è possibile bagnarsi all’aperto in una culla incastonata tra l’eredità di magma e lapilli.
Bagni San Filippo, a Castiglione d’Orcia in provincia di Siena, è famosa per le sue sorgenti libere, situate in una zona verde vicino al Monte Amiata, molto frequentate soprattutto da persone del luogo. L’acqua contiene una sostanza polverosa bianca che rimane sulla pelle trasformando i bagnanti in piccoli fantasmi, un’immagine suggestiva soprattutto la sera. Le terme naturali comprendono anche piccole pozze e cascatelle. Le terme sono “libere”, cioè gratuite e si raggiungono percorrendo un sentiero in un bosco…qua e là spuntano delle vere e proprie piscine la cui temperatura varia dai 30° fino a più di 40°. Una catena continua di vasche naturali dove bagnarsi, sovrastate da una caratteristica formazione calcarea simile ad un ghiacciaio innevato d’alta montagna. Lungo il torrente del Fosso Bianco si trova la Cascata della Balena, dove scorrono le acque più calde. Il Monte Amiata è un vecchio vulcano, proprio lui è il motore immobile che arricchisce tutta la sua area di sorgenti di acque calde (Saturnia, Bagno Pignoni, bagni San Filippo etc… ) e d’inverno offre la possibilità di sciare.
Non troppo distante, sulle pendici del Monte Amiata, vicino Santa Fiora, in un paesaggio collinare ma allo stesso tempo montano, su un poggio circondato da vecchi alberi di castagno che sembrano sagome danzanti, c’è il Podere di Maggio.
In questo bel poggio che si affaccia sull’incontaminata valle del fiume Fiora si potrà godere innanzitutto della pace che il silenzio di questo luogo riesce a infondere; di splendide passeggiate nelle riserve naturali della zona (S.S. Trinità, Monte Penna, Pescinello, etc.); si possono visitare i borghi medievali (Arcidosso, Castel del Piano, etc…); i luoghi di culto (Monte Labro, il monastero tibetano Merigar, i vecchi conventi); i siti etruschi e gli splendidi paesini in tufo che lì intorno si sono sviluppati (Pigliano, Sorano, ecc…).
Info e orari: http://www.termesanfilippo.com
Una leggenda vuole che Giove, durante un litigio con Saturno, scagliasse un fulmine dal cielo, colpendo la terra e dando così origine alle terme di Saturnia (Grosseto), già conosciute dai romani e dagli etruschi. Le acque sulfuree che sgorgano dal terreno ad una temperatura di 37 gradi centigradi formano cascate e si raccolgono in piscine naturali scavate nella roccia e disposte a gradoni in cui immergersi in totale relax, anche quando fuori fa freddo. Queste piscine naturali di acqua termale costituiscono una delle soluzioni di health care più naturali ed incontaminate del Paese.
Proprio in prossimità di Saturnia sorge la struttura ricettiva eco-compatibile hotel e agriturismo Relais Villa Acquaviva, a Manciano. L’ideale per prolungare l’esperienza di benessere e relax. Ottimo punto di riferimento anche per chi scelga soltanto di rifocillarsi e bere un buon bicchiere presso il ristorante di Fattoria Acquaviva: delizioso vino da degustare, cucina toscana, prodotti tipici della Maremma e olio a Km 0. Per rigenerare mente, corpo e…pancia!
Da non perdere, per chi si ferma per qualche giorno, l'eco azienda Terre Brune, da qui, infatti, oltre a potersi spostare in pochi minuti verso le terme di Saturnia (a soli 18 km) è possibile raggiungere velocemente anche la bellissima Grosseto. Questo casale in pietra e calce sorto tra gli antichi oliveti toscani è il punto di partenza ideale per immergersi nell’atmosfera dei luoghi.
Qui è possibile intraprendere divertenti trekking nei sentieri naturali della zona, scoprire la storia nei borghi delle Città del Tufo, Pitigliano, Sovana, Sorano, nelle necropoli etrusche, nei centri medievali del Monte Amiata, e vivere la vendemmia che trasforma le campagne di Manciano e Scansano in un’enoteca a cielo aperto, alla riscoperta degli antichi sapori del costume culinario maremmano. Un’esperienza di relax e gusto che coinvolgerà tutti i vostri sensi.
Tra cipressi, tuie, tassi e faggi secolari, una sorgente termale scoperta per caso, ha trasformato lo splendido parco della Villa dei Cedri in un luogo di delizie, dove ritrovare il proprio benessere nel tiepido abbraccio di un laghetto termale.
Gli amanti della natura possono fare corroboranti passeggiate nell’entroterra, alla scoperta di seducenti alberi secolari.
In prossimità del laghetto termale è stata installata una grande serra in ferro e vetro riscaldata: attraverso un tunnel ci si immerge nell’acqua senza andare a contatto con la temperatura esterna.
A pochi passi da Lazise è possibile soggiornare presso l’agriturismo Tirtha, a Pescantina: unico nel suo genere unisce al relax, in un ambiente naturale, l’interesse di promuovere la filosofia del biologico, di biocompatibilità con l’ambiente e per il benessere e lo sviluppo psicofisico. Due sale adatte a yoga, meditazione e ginnastiche dolci e una sala massaggi vi accoglieranno dopo i sollazzi termali, e avrete la possibilità di cimentarvi in trekking in bicicletta o passeggiate a cavallo. Una chicca da non perdere sono le discese in canoa, il paese di Pescantina infatti vanta un canoa club con il pluricampione mondiale di questo sport.
Ricordiamo agli intrepidi viaggiatori che le terme libere e gratuite sono quasi sempre sprovviste di confort, quindi è opportuno organizzarsi in modo tale da avere scorte di acqua, asciugamani e spuntini contro il freddo!
di Emanuele Benigni
L’Italia, conosciuta come il Paese del Sole e del Mare, è anche un immenso Parco, nel quale ogni tanto ognuno di noi dovrebbe perdersi, per scoprire i paradisi naturali che essa cela.
Sapevate che in Italia ci sono luoghi che ricordano i cosiddetti Canyon?… che nel nostro immaginario collettivo, pensavamo esistessero solo in America. Non è così, infatti, addentrandoci più scrupolosamente sul nostro territorio, si può constatare come davvero anche noi possediamo tali paesaggi…basta allontanarsi dalle vie più trafficate ed eccoli lì, che svettano maestosi.
Negli ultimi anni tra l’altro per gli amanti dell’avventura si è diffusa la moda del canyoning, che permette agli appassionati di seguire torrenti fra tuffi e scalate, lungo le cascate e i canyon che descrivono il percorso, accompagnati da guide professioniste.
Tali esperienze consentono di vivere la natura sotto un diverso punto di vista, in un ambiente primordiale e selvaggio.
Ma ora vediamo dove questi luoghi davvero suggestivi si “nascondono”!
Le Balze del Valdarno, dette anche Smotte a Montevarchi, sono formate da sabbie, argille e ghiaie di diverse forme, provocate dall’erosione dei sedimenti da parte degli agenti atmosferici e dalle acque di dilavamento. Leonardo da Vinci, osservandole ha capito il processo che le ha generate e che non erano terre emerse dal mare.
Nel 1998 alcuni comuni della zona, tra cui Terranuova Bracciolini, hanno promosso la tutela dell’area istituendo l’area naturale protetta di interesse locale.
Il Valdarno è un bacino intermontano tra la provincia di Firenze ed Arezzo, è una delle zone più ricche di fossili e la valle è attraversata dal fiume Arno, da qui il suo nome. Sempre nella zona si trova una via antica di origine etrusca, la Strada dei Setteponti, da cui si possono ammirare le belle colline coltivate a vite e caratteristiche case coloniche, che ospitano aziende attive e agriturismi.
Nell’arco della giornata, esposte a luci diverse, il giallo ocra delle Balze, assume varie sfumature. Il paesaggio, oltre a uno scenario cromatico meraviglioso, possiede un habitat eterogeneo che offre rifugio a numerose specie di uccelli, mammiferi e insetti. Vario anche il paesaggio floristico, sulla argilla nascono piante erbacee, sulla sabbia, invece, arbusti e alberi.
È un profondo canyon ubicato nel Supramonte, tra Orgosolo e Urzulei. Originatosi dall’azione di dilavamento delle acque del rio Flumineddu, è considerato uno dei canyon più profondi d’Europa, con la presenza esclusiva e caratteristica di determinate specie animali o vegetali. La zona può essere raggiunta con un percorso escursionistico e con l’attrezzatura adatta. Un silenzio inquietante e una natura selvaggia accolgono i visitatori fra le impressionanti pareti verticali. Inoltrandosi all’interno si possono ammirare numerose cascatelle che si tuffano in laghetti blu turchese.
Il canyon Rio Sass si trova nella borgata di Fondo. Esso è una forra scavata dal flusso dell’acqua del torrente che scorre attraverso il paese. Si possono vedere cascate di acqua cristallina, marmitte dei giganti, cavità circolari scavate dal letto roccioso del torrente, angusti passaggi e gole misteriose, nascoste per secoli all’occhio umano. Ora percorribili attraverso tracciati costruiti nella roccia con passerelle a balze e scalinate.
Proprio di recente la Val di Non è stata denominata Valle dei Canyon. Tra i vari e numerosi fenomeni naturali visibili all’interno del canyon è molto interessante notare la presenza di una ricca flora di alghe verdi e rosse, oltre che di felci e muschi.
Le Gole del Sagittario, nell’Ottocento, definite “paurose e belle” dagli inglesi Richard Keppel Craven e Edward Lear, furono inserite nel loro Grand Tour, rendendole così note a molti altri viaggiatori dell’epoca.
Il canyon, vero e proprio scrigno della natura, è il risultato dell’azione di dilavamento svolta nei secoli dalle impetuose acque del fiume Sagittario attraverso imponenti strati di roccia calcarea.
La riserva naturale della Gola si trova nel comune di Anversa degli Abruzzi e presenta una flora ricca e diversificata (salici, pioppi, faggi, ecc.) e una fauna che comprende tutti i principali mammiferi del Parco Nazionale d’Abruzzo (orso bruno marsicano, lupo, cervo, ecc.). Tra le diverse specie di uccelli presenti nel parco, il merlo acquaiolo è il simbolo della riserva.
I sentieri a piedi sono ben tematizzati e possono essere percorsi anche con un accompagnatore qualificato. Sono praticabili anche un sentiero naturalistico per disabili e un percorso vita. Nei pressi delle sorgenti del Cavuto sono stati realizzati un’area picnic attrezzata e un museo dedicato all’ambiente delle gole, ricavato all’interno di un vecchio mulino recuperato. Da qui parte anche un sentiero CAI che porta al paese di Castrovalva.
Appollaiato su un pinnacolo, in un maestoso canyon, la valle dei calanchi, si erge Civita di Bagnoregio, piccolo comune di ormai solo di una decina di abitanti, accessibile solo a piedi.
Il paesaggio è suggestivo e al tramonto viene valorizzato dalle variazioni dell’intensità di luce che riflette tutta intorno.
Questo territorio di alto valore naturalistico è denominato “Forre della Teverina” e gran parte del comprensorio, della Valle dei Calanchi, è proposto per la istituzione di un’area protetta.
Alla base dei calanchi crescono alcuni elementi arbustivi. Gli animali che popolano il comprensorio sono quelli caratteristici della Tuscia. Molte sono le specie di uccelli rapaci diurni e notturni. Nei corsi d’acqua si possono osservare il tritone crestato e la salamandra pezzata, mentre nelle zone più impervie dei calanchi vivono capre selvatiche.
Un ottimo posto per decidere di fare un’escursione a piedi, senza contare che a due passi c’è anche il lago di Bolsena.
Sono incisioni erosive, morfologicamente di tipo carsico, che ricordano le valli dei canyon e si trovano nella provincia di Matera. Il lungo canyon taglia profondamente l’altopiano composto in parte di rocce tenere (la calcarenite), e in parte di dura pietra calcarea.
Nel 2005 le Gravine di Matera sono state inserite nella lista del Ministero dei siti di interesse comunitario. Trovandosi anche comprese nel territorio del Parco della Murgia Materana, fanno parte dell’area definita patrimonio dell’UNESCO. Il torrente della Gravina di Matera nasce a nord della città, nella località Pantano attualmente bonificata e nella sponda sinistra riceve la confluenza del torrente Jesce, che nasce nel territorio di Altamura. Passata la città di Matera, costeggia l’abitato di Montescaglioso, sfociando nel fiume Bradano dopo circa 20 km. L’ambiente circostante è magnifico, anche se la vegetazione molto scarsa, questo anche a causa delle greggi che pascolano da sempre su questi altopiani, ormai sassosi. Alcune passeggiate, come il Trekking Grande, che segue il bordo del torrente della Gravina di Matera e una del vallone delle Croci, sono percorribili anche senza una guida.
Al confine con l’Austria, a Tarvisio, verso i laghi di Fusine, in direzione Boscoverde, si trova l’Orrido dello Slizza, sicuramente da vedere, uno spettacolo della natura, se si vuole passare alcune ore in relax. Arrivati si prende il sentiero per il bosco, che porta a un luogo che lascia senza parole, tutto curato e pulito, dove ogni metro percorso rende il visitatore sempre più curioso di continuare la passeggiata alla scoperta della natura. Lungo il cammino si incontrano ponti e passerelle in legno che costeggiano i costoni di roccia a ridosso del torrente sottostante con le sue acque chiare e limpide, che viene voglia di fermarsi a bere un sorso.
Dopo qualche tratto in salita si arriva in cima, dove sulle immense distese erbose, sono collocati alcuni monumenti in onore dei soldati di tutte le guerre e dove si può godere dello splendido panorama tutto intorno.
Situato nel comune di Bagni di Lucca, la riserva naturale Orrido di Botri è un’area naturale protetta statale, istituita nel 1971. È caratterizzata da una spettacolare Gola calcarea di suggestiva bellezza, scavata nel corso dei millenni dallo scorrere delle acque dei torrenti Mariana e Ribellino, che si congiungono formando poi il Rio Pelago, un torrente dalle acque molto fredde.
In estate quando la temperatura delle acque è minore e il clima più mite è possibile risalirne il tratto, da Ponte Gaio fino al Pozzo del Diavolo. Al suo interno la vegetazione è distribuita secondo una stratificazione verticale ed è caratterizzato da ambienti rupestri ed estese faggete.
Le impervie pareti del canyon arrivano anche a 200 metri di altezza, e forniscono il luogo ideale alla nidificazione di diversi rapaci, su cui svetta l’Aquila Reale.
L’Orrido sul lago di Lecco, è un canyon naturale mozzafiato, una gola formatasi 15 milioni di anni fa dal dilavamento delle acque del torrente Piovena, tra le località Taceno e Bellano. Si tratta di una profonda gola rocciosa, in particolare nei tratti di fiumi o torrenti le cui acque precipitano giù per anfratti e rocce, formando cascate spettacolari che scavano la roccia. All’entrata dell’Orrido di Bellano si trova la Casa del Diavolo, una torretta di cui non se ne conosce l’origine. Il suo nome è legato alle figure mitologiche che decorano la facciata. Appena entrati ci si trova tra pareti di nuda roccia e si cammina fra passerelle sospese a trenta metri di altezza.
Circa 14.000 anni fa le glaciazioni che interessarono il nostro Pianeta col passare del tempo si ritirarono lasciando i segni provocati dalle spinte dinamiche e costanti verso il fondo delle valli e dallo scorrere vorticoso dei torrenti sub-glaciali, tanto potenti da spaccare e modellare la roccia creando luoghi straordinari, riconoscibili ancora oggi.
Il lungo lavoro di erosione del ghiacciaio che ricopriva la Valle Antigorio e le valli vicine diede come risultato gli Orridi di Uriezzo, caratterizzati da profonde forre, stretti passaggi, strapiombi, conche, piscine naturali e cascate. Un’escursione nei pressi di Baceno (VB) agliOrridi di Uriezzo e alle Marmitte dei Giganti è l’occasione per fare un vero e proprio viaggio in un’altra era geologica, quando durante l’ultima glaciazione un’immensa distesa di ghiaccio ricopriva gran parte della valle, lasciando intravedere solo le cime più alte.
In questo luogo così surreale dove grandi cavità irregolarmente arrotondate si alternano a passaggi angusti e guardando sopra le nostre teste le vertiginose pareti sembrano a tratti quasi congiungersi lasciando solo strette aperture verso il cielo per ricordarci che non siamo in una caverna, il visitatore non potrà altro che rimanere di stucco.
Questi luoghi senza tempo, sono accessibili in ogni momento, a chiunque ne voglia contemplare la maestosità, però ricordandosi sempre di adottare comportamenti idonei per un turismo sapiente e non aggressivo, atti a preservarli.
Consapevoli di averne tralasciato qualcuno, questi sono solo alcuni esempi di quanti spettacoli naturali “nasconda” il nostro Paese; ve ne sono altrettanti, sta a voi scoprirli e raccontarli, di ritorno dai vostri viaggi.
“Il pellegrino è colui che cerca, accettando l’incalcolabile rischio di trovare veramente. Perché trovare significa non essere più quello che si era prima. È cambiare. È morire. Per rinascere” (Davide Gandini)
Per i più la Via Francigena è quell’ideale percorso che da Canterbury accompagnava a Roma i pellegrini crisitani, alla ricerca della perduta Patria Celeste, in chiave religiosa. Il pellegrino, da noi, si confonde con il fedele, perdendo la valenza laica ed universale della possibilità e del mutamento interiore.
Lasciatevi proporre un punto di fuga differente, un’ottica nuova, di riscoperta del territorio e dello spirito, a piedi: lontano dall’eucarestia mistica del percorso verso Dio, ecco un piccolo cammino da intraprendere per ritrovare se stessi e disfarsi dei pesi, da soli o in compagnia. Condividendo attimi di viaggio e di vita con un diario spiegazzato o rincorrendo l’incendio di albe e tramonti che la nostra meravigliosa Italia può regalare.
Camminiamo insieme lungo i lastricati e i sentieri che la Via Francigena offre ai piedi dei turisti, quei turisti dolci, lenti, troppo spesso definiti slow. Tutto l’itinerario che disegniamo è segnalato con dovizia e cura, tanto da essere completamente percorribile con l’unico ausilio della segnaletica verticale.
Camminare a piedi, lungo i percorsi meno battuti dall’avidità umana è di per sé un gesto coraggioso, eroico. Chi cammina nella natura ha in generale l’impressione di riappropriarsi del proprio tempo, si riappropria del proprio spazio, e si rende conto meglio di altri di quale prezzo stiamo pagando alla modernità e agli agi.
Altra curiosità del viaggio a piedi è la gratuità intrinseca a questo metodo di spostamento. Camminare non costa nulla e spesso, nei secoli, si è consolidata l’abitudine a fornire riparo e nutrimento ai viandanti in cambio di notizie e saperi. Una rivisitazione in chiave moderna del mito della trasmissione orale del sapere. Oggi, l’avvento dei mass media ha introiettato nelle nostre menti la falsa impressione di non avere più bisogno della trasmissione orale. Ma la storia di vita vissuta di un camminatore errante può aprirci mondi e immagini lontane e differenti. Può consentirci di raccogliere informazioni dirette anziché mediate. Può aiutarci a ricordare il significato profondo dell’Accoglienza.
Viaggiare a piedi senza soldi, confidando nella generosità delle persone e/o in organizzazioni in grado di accogliere gratuitamente i pellegrini, insomma, è il metodo ad impatto zero per eccellenza, la vera sostenibilità di intenti e cuore.
Si può idealmente partire dalla puntigliosa Liguria. Il borgo di Groppodalosio si trova in Valdantena, lungo l’antico tracciato della Via Francigena che proprio sotto il paese attraversa un ponte in pietra medievale ad un’unica arcata, una delle attrazioni principali del percorso in Lunigiana. Da qui è possibile cominciare a camminare, magari lasciando l’auto nei dintorni, bypassando la tappa di Berceto e camminando per ore attraverso suggestioni storiche e spirituali, ma anche ambientali.
La discesa tra Liguria e Toscana è accompagnata da ulivi e cipressi, il paesaggio torna ad addolcirsi e si potrà sostare ad ammirare la Pieve di Sorano e l’abbazia di San Caprasio, il borgo-castello di Bibola e la Pieve di Sant’Andrea a Sarzana.
La via Francigena prosegue implacabile e si “imbaionetta” tra filari di cipressi guardinghi e ordinati. Stiamo per giungere nelle terre di Siena, itinerario considerato tra i più suggestivi e belli della Francigena.
San Gimignano alletta con le sue torri e la sua silhouette fiabesca. Come nel medioevo il rosso–ocra della terra di Siena accompagna sui sentieri che portano nella Valdelsa con la splendida Badia romanica di Coneo, Colle Val d’Elsa e Monteriggioni, bellissima cittadina medioevale circondata da una imponente e intatta cinta muraria.
Passando per Siena si prosegue in direzione sud. La Val d’Arbia si presenta con le dolci colline delle crete senesi, si comincia a scrivere la storia della Via Francigena: edifici nati a servizio della strada come alberghi e spedali, pievi, canoniche e badie, strutture fortificate come la Grancia di Cuna, un tempo deposito di granaglie per l’ospedale di Santa Maria della Scala di Siena. Buonconvento con il suo bellissimo centro storico, situato nel cuore delle Crete accoglie i visitatori con un abbraccio caldo. Si prosegue in Val d’Orcia, verdi dune di erba morbida. Colline di bambagia che si rincorrono lente, in uno spazio etereo. I piedi più provati potranno trovare ristoro presso l’Agriturismo Grossola, splendido casale in pietra a Castiglione d’Orcia. Indiscussa bellezza nostrana, accoccolata su un colle, saluta i viandanti in direzione Bagno Vignoni, autentica perla.
Si prosegue ancora, all’inseguimento delle lusinghe grossetane, ammiccando alla Maremma, dall’alto dei crinali la strada si inoltra nel verde, costeggiando la via Cassia, passando per le Briccole, antico ospedale e stazione citata da Sigerico come Abricula. Attraversato il torrente Formone, si risale il crinale su una strada asfaltata, passando per i casali Le Conie, fino alla rocca di Radicofani.
La discesa da Radicofani lungo la vecchia Cassia è uno dei tratti più belli ed emozionanti dell’intera Via Francigena: tutto attorno colline a perdita d’occhio e il Monte Amiata, alle spalle la Rocca.
Da Radicofani la strada scende nella valle del torrente Rigo per congiungersi al vecchio tracciato della Via Francigena, all’altezza dell’omonimo ponte nei pressi della confluenza col fiume Paglia.
Giunti a Ponte a Rigo si percorre qualche chilometro di asfalto prima di entrare nel Lazio, e percorrere una strada sterrata che regala splendidi panorami sulla val di Paglia, fino a Proceno.
Il viaggio, oltre che spostamento fisico, è anche processo di cambiamento mentale. Qualcuno ha sostenuto che sia solo un mezzo per avvicinarsi ad una verità che è già dentro di noi. Duccio Demetrio, a tal proposito, sostiene che anche chi non viaggia possa raggiungere una conoscenza profonda delle cose, a patto che disponga di una “mente inquieta”. Dove per inquieta intende curiosa, non in stato di quiete: in movimento. Da qui si intende come qualsiasi tipo di viaggio possa essere una possibilità di crescita. Ovviamente certe forme di viaggio si prestano più di altre a plasmare l’individuo.
Il pellegrinaggio è sempre stato considerato il “viaggio nell’anima”, ciononostante anche questa forma di viaggio sacro è soggetta a cambiamenti nel tempo, tanto è vero che oggi viene considerato anche come una forma di turismo culturale. Proprio di questo turismo abbiamo voluto raccontarvi in queste poche righe: la fatica, la frequente solitudine, le piaghe, il dormire per terra sono solo una parte di un nuovo mondo, fatto anche di disagi, che nella quotidianità si cerca di evitare.
Camminare, quindi, come per riscoprire lentamente il mondo nella sua totalità attraverso la propria intima interiorità; riscoprire il senso profondo dei rapporti umani ricreando un senso di comunità spesso soffocato dagli impegni, dalle esigenze e dalla velocità della vita quotidiana.
In Val di Zoldo, tra “fogher” e antiche isole coralline, dolomiti e dinosauri
di Silvia Ombellini
“Sani! Vegn inte!” Charly apre la pesante porta in legno di castagno dell’antica abitazione di montagna. Fuori solo neve, bianca, soffice e ingombrante. Dentro il fuoco rumoroso del fogher, il cuore delle abitazioni della Val di Zoldo. Un camino aperto su quattro lati e circondato da panche di legno massiccio, dove ci accomodiamo come fanno da sempre gli abitanti di questi minuscoli borghi delle Dolomiti Venete, per scaldarci, cucinare, chiacchierare ed ascoltare le storie del luogo.
Charly e Paola, in mano un bicchiere di vino locale e ai piedi i tradizionali “scarpet”(i calzari confezionati a mano con lo spago), ci raccontano di tempi antichi, del nonno Zoldano di Paola, costretto ad emigrare a Venezia per trovare lavoro, del fabbro Baccan che con la sua astuzia aveva preso in giro persino il diavolo, del “pulesso” e della “pulessa” (il “pucio” e la pulce”) un’antica storiella ecologista che ci dimostra quanto anche una piccolissima azione possa sconvolgere gli equilibri del mondo intero.
Storielle in lingua antica, lo zoldano, di ceppo Ladino, ma ancora parlata e scritta da tutti in questa misteriosa vallata. Storielle che ci danno il benvenuto nel cuore del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, uno dei più giovani e selvaggi parchi Italiani. Un luogo che ci sorprende per la sua natura incontaminata e per i tanti tesori nascosti. Un luogo che vi consigliamo di visitare. Ecco come!
Con le ciaspole, viaggiando nel tempo sui sentieri della val di Zoldo
“E’ venuto anche il tempo dei sentieri, degli umili sentieri.” Iniziava così il racconto di Giovanni Angelini, l’umile “professor” di Zoldo che nel secolo scorso amava andare, vedere e sentire la montagna, riscoprendo percorsi dimenticati. Inizia così anche la nostra avventura tra le pale di San Sebastiano e la Moiazza. Ai piedi un paio di leggere “caspe”, le ciaspole come le chiamano in dialetto zoldano, con le quali galleggiare sul soffice manto di neve che copre senza pausa il paesaggio.
Tutt’attorno, dietro alle fitte nuvole, i profili possenti delle Dolomiti: anche se non le vediamo ne percepiamo la presenza. La neve che scende dolcemente e senza sosta copre i nostri giacconi e zaini, si infila nelle sciarpe, punzecchia i nostri volti, attutisce i suoni della montagna, trasforma i colori vibranti della natura in un affascinante deserto freddo, e noi camminatori in piccoli astronauti sperduti. Emiliano, la nostra guida d’eccezione, ci svela il meraviglioso ed antico romanzo di questo luogo. Improvvisamente, con il suo racconto, la neve sembra sciogliersi e lasciare spazio a pianure, mari, oceani e isole tropicali. Ci muoviamo lentamente sulla neve fresca ma viaggiamo velocemente nel tempo e nello spazio.
Si parte da 300 milioni di anni fa, un’estensione temporale profonda ed difficile da comprendere (cosa sono 300 milioni di anni per noi che ne viviamo al massimo 100?). A quel tempo le Dolomiti erano montagne vicine all’equatore su un unico continente. A testimonianza di questa epoca rimangono dei lembi, il basamento metamorfico su cui si appoggiano oggi le Dolomiti.
Tutto è partito da lì, da un’antica catena montuosa, che in seguito è diventata una grande pianura percorsa dai fiumi, poi invasa dal mare, dapprima timido, e poi profondo e ricco di vita. In seguito questo mare si è trasformato in un arcipelago di isole, rimasto tale per milioni di anni, nel quale è successa “la meraviglia”.
Camminiamo in alta quota, lì dove 240 milioni di anni fa c’era un mare tropicale, punteggiato da atolli e da isole vulcaniche che con il tempo crebbero di dimensioni fino a diventare simili alle isole coralline dei Caraibi, abitate dai primi dinosauri. Se non ci fosse la neve e la nebbia leggeremmo le tracce di questo passato negli incredibili contrasti cromatici delle Dolomiti, nei coralli incastonati nelle rocce, nelle sabbie bianchissime, nelle impronte di dinosauro (sul monte Pelmo è stata trovata l’orma di dinosauro a quota più alta in Europa).
Ascoltando i racconti della nostra guida geologica riusciamo ad immaginare senza troppa fatica il nostro cammino nel mare profondo tra isole coralline che 100 milioni di anni fa sono emerse dal mare per migliaia di metri, in seguito alla collisione dell’Africa contro l’Europa, disegnando la morfologia indistinguibile del paesaggio dolomitico.
Il breve percorso a piedi, ma lunghissimo viaggio nel tempo e nello spazio, termina al rifugio Carestiato, una piccola baita di montagna che ci accoglie con il suo profumo di legno, il calore della stufa, il sapore dei “casunziei” (tipici tortelli di rapa rossa e semi di papavero), tortelli di erbette selvatiche, pane fatto in casa, crauti dell’orto speziati con cumino, e immancabile strudel caldo.
Antichi borghi incastonati tra le montagne
Fornesighe è un piccolo borgo di montagna di 200 abitanti, uno dei pochi conservato così come era un tempo, perché a differenza di molti altri non ha mai subito incendi, cosa rara, che ha mantenuto invariato l’aspetto esteriore delle bellissime abitazioni in legno.
Nell’800 gli abitanti erano quattro volte tanto, e le case meno della metà, ci racconta Renato che ha vissuto qui da sempre. Oggi gestisce insieme ad Anna il piccolo e suggestivo B&B eco sostenibile, nel cuore del borgo antico di Fornesighe, in un vecchio edificio dove un tempo vivevano i suoi nonni insieme ad altre 6 famiglie.
I piccoli appartamenti di una volta, ciascuno dei quali era raggiungibile dall’esterno con delle scalette in legno, oggi sono le accoglienti camere del B&B, arredate con mobili d’epoca ed oggetti antichi. L’ampia soffitta di legno un tempo utilizzata dalle famiglie come luogo di lavoro, si apre con una vista mozzafiato verso le montagne degli Spiz di Mezzodì.
Qui si lavorava il legno e il ferro, si producevano i chiodi che hanno reso famoso il piccolo paese (non distante, potete visitare il museo dei chiodi di Forno di Zoldo). Ad arredare lo spazio tanti dettagli di un tempo: l’antico banco da falegname, le pialle di una volta, tanti oggetti recuperati e restaurati con passione da Renato.
Davanti alla vista suggestiva delle montagne, gustiamo la squisita colazione a chilometro zero, con le marmellate fatte in casa e lo strudel preparato da Anna. Lo scricchiolio dei pavimenti in legno, la massa imponente dei muri di una volta, le porte basse che obbligano a piegare la testa per non inzuccarsi, ci riportano indietro nel tempo.
L’antico borgo di Fornesighe, studiato con passione dal famoso architetto Edoardo Gellner, è formato da abitazioni tradizionali in pietra e legno, bellissimi fienili (i“tabià”) i cui poggioli in legno servivano alla maturazione del mais, una chiesa ed il piccolo ma imperdibile bar di Clara. Da Fornesighe si può partire a piedi o con le ciaspole per passeggiate nella natura incontaminata, o raggiungere il piccolo borgo rurale di La Veda (20 minuti a piedi), ancora senza luce ed acqua, il nucleo di Cornigian (40 minuti a piedi) e l’antico centro minerario di Assera (un ora circa a piedi). Tre borgate nate come appendici rurali di Fornesighe dove gli abitanti si trasferivano d’estate per portare gli animali al pascolo. Oggi a Cornigian ci sono 5 case, un agriturismo a gestione famigliare ed un piccolo ristorante (Inte Cornigian), che vi consigliamo di visitare per una sosta golosa con piatti della tradizione locale.
Un modo diverso per conoscere questi incantevoli borghi della Val di Zoldo, è Gironzoldando, un festival di passeggiate teatrali accompagnate da una coppia di cantastorie, attori e profondi conoscitori della cultura e delle tradizioni locali, e soste per spuntini golosi a base di prodotti locali.
Infine, da non perdere a Fornesighe il Carnevale della Gnaga, una tradizione che si ripete dalla fine dell’800. La “Gnaga” è una maschera doppia, una vecchia signora con ingombranti zoccoli in legno costretta a portare nella sua gerla un giovane chiassoso, l’auspicio che il freddo inverno della montagna riporti la primavera!
Scivolare sulla neve, anche di notte
E’ venerdì sera, cosa si fa? Infiliamo un paio di ciaspole ai piedi e risaliamo la montagna innevata, tra boschi e i profili verticali delle montagne: da un lato il monte Civetta, dall’altro il Pelmo. Solo 40 minuti di cammino sulla neve fresca che scricchiola allegramente sotto le ciaspole per arrivare “in paradiso”. “Su’n paradis” è il nome del grande rifugio in legno che di giorno accoglie gli sciatori del grande comprensorio Ski Civetta, a mezzora da Pecol (nel comune di Zoldo Alto) e di notte si trasforma in un rifugio romantico e accogliente dove gustare un’ottima cucina locale con prodotti al chilometro zero, dai formaggi alle carni, dalla zuppa alla birra dolomiti, alla grappa di cumino fatta in casa.
Assaggiare il cono gelato più alto del mondo
Se i siciliani hanno inventato il gelato e i toscani il cono, tra queste montagne è nata l’idea del gelato artigianale da commercializzare e diffondere nel mondo. A quanto pare, infatti, il primo permesso per attività di venditore ambulante di gelati della storia fu assegnato all’inizio del secolo scorso proprio ad un abitante della val Zoldana emigrato a Vienna. Ovunque andiate nella val di Zoldo, da Longarone a Forno di Zoldo, potrete così imbattervi in una vecchia foto in bianco e nero di qualche venditore ambulante di gelato, con baffi, cappello e carretto. a riprova di questo, nelle piazze principali di diverse città europee, da Monaco a Londra, da Berlino a Friburgo, troviamo ancora oggi una gelateria italiana di origine Zoldana.
In Val di Zoldo, ogni anno a fine Luglio, si svolge “Gelatiamo”, un festival itinerante del gelato. Lo scorso anno è stato battuto il record mondiale delle palline di gelato su cono: ben 85 palline gelato di diversi gusti, su un normalissimo cono. Un metro e mezzo di gelato sotto gli occhi stupiti ed increduli di grandi e piccini!
Spaziare dalla montagna al mare
Quasi per assurdo, questo tranquillo angolo delle Dolomiti che in pochi conoscono, si trova a meno di un ora di distanza da una una delle città più famose al mondo, Venezia.
La magica conurbazione sull’acqua è la città dove “non ghe nasce niente e se trova tutto”. E allo stesso tempo, i boschi delle vallate Zoldane sono i “boschi da remi” di Venezia, i cui alberi sono stati la materia prima della Laguna.
Impossibile non stupirsi scoprendo che in Val di Zoldo, oltre a camminare, arrampicare o sciare, si può optare per una gita in giornata al mare, una visita a Venezia, magari a bordo di un vecchio barcone che percorre lentamente il torrente fino al mare.
Se a Venezia approdano ogni giorno gigantesche navi da crociera, e 25 milioni di turisti invadono il fragile e meraviglioso tessuto della città, abitata da soli 25.000 residenti. Sulle Dolomiti (ma solo ad un’ora di distanza), la Val di Zoldo offre una natura inesplorata, antichi borghi che sembrano essere rimasti così da sempre, storie vere, personaggi incredibili e coinvolgenti, vita autentica lontana anni luce dal turismo spesso “insostenibile” della laguna.
“Sarevede”, Arrivederci. Perché una volta scoperta la Val di Zoldo non possiamo non tornarci!
Informazioni:
Come si arriva in Val di Zoldo? Da Venezia alla stazione di Longarone-Zoldo sono circa 2 ore e mezza in treno, passando da Conegliano e Ponte nelle Alpi.
Cosa fare in Val di Zoldo con i bambini? Oltre alle passeggiate tra le montagne, potete scoprire i primi abitatori delle Dolomiti, quando le montagne erano spiagge e isole coralline, al Museo Cazzetta, in Cadore, dal nome dell’appassionato scopritore della montagna Vittorino Cazzetta, che ritrovò l’uomo di Mondeval nella stessa prateria alpina sopra Selva di Cadore in cui oggi si trova il museo. Oppure passeggiare nei boschi ascoltando le fiabe degli gnomi: ogni luglio ed agosto, infatti, il gruppo Dognomitico organizza divertenti passeggiate narranti. Infine, ogni giorno nelle settimane di luglio ed agosto, in Zoldo ci sono tante divertenti attività per i più piccoli ( ”settimana verde del bambino”): dai laboratori con pigne e licheni alle cacce al tesoro, alle visite in malga per scoprire come si fa il formaggio…
Per chi ama il trekking: l’anello Zoldano è un suggestivo itinerario a piedi di 6 giorni (30 ore di cammino, 70 chilometri, 5.000 metri di dislivello) pernottando nei rifugi e nei bivacchi delle Dolomiti.
Viaggiare per ritrovare l’armonia con la terra. Intervista a Duccio Demetrio
di Silvia Ombellini
Si può viaggiare per ritrovare l’armonia con la Terra. Camminare lentamente nella Natura. Accettare gli imprevisti. Guardare con occhi nuovi quanto ci era sfuggito per anni. Perdersi e ritrovarsi diversi… Ce lo racconta Duccio Demetrio, professore, filosofo e scrittore, autore di diversi libri, tra cui “La religiosità della terra. Una fede comune per la cura del mondo” (Edizioni Raffaello Cortina, 2013).
Il futuro della terra è nelle nostre mani: che tipologia di viaggio consiglierebbe per favorire l’integrazione reciproca tra uomo e ambiente, compatibile con la tutela della natura?
Ci sono viaggi lontani e viaggi brevi. Anche a poche ore di cammino da dove abitiamo. I primi, talvolta, sono meno interessanti degli altri. Tutto sta a scegliere lo spirito giusto per raggiungere le nostre mete. Con tale concetto mi riferisco al desiderio che ci anima di accordare i contatti tra ambienti antropizzati e ambienti che possano esserlo di meno, anzi il meno possibile. Ben consapevoli che ormai non c’ è angolo della terra che non sia stato da noi contaminato. La natura che incontriamo, scegliendo di camminare lentamente piuttosto che di volare in poche ore verso un luogo affascinante, deve dunque far parte dei nostri intenti. Sempre. C’è natura nei viali o nei parchi di una città, da scrutare nei suoi cortili, da ritrovare nelle terrazze ecologiche dei più recenti grattacieli; c’è natura quando, andando a piedi, la terra sotto di noi ci consente di percepire le vibrazioni di qualcosa che ci sorregge, ci ospita, ci accoglie chiedendoci di riconoscerne l’ immensità e l’inafferrabile. Se in un viaggio non ci incontriamo con domande, enigmi, avventure della mente, scoperte, emozioni, legami da stringere, allora meglio – più onesto – è starsene a casa o non affermare che si sia partiti. Non tutto il nostro andare, fare bagagli, trovare guide, è viaggiare. Lo spirito del viaggiatore va quindi coltivato e scoperto durante il viaggio, quale esso sia.
Un tempo, quando il rapporto con il sacro e con la natura facevano parte del “sentire” dell’uomo, per tutti era evidente questa incredibile sinergia. Come potremmo recuperare oggi il rispetto per la terra e la natura?
Innanzitutto rendendoci conto che, come sostiene quel documento importante che è la “Carta della terra” del 2000, il suo futuro è nelle nostre mani; che ogni atto – il più quotidiano o politico – incide oggi sulle sorti del pianeta. Come scrivo nel libro, “la fede civile” per la terra ci chiede di trovare alleanze di ogni sorta per proteggere il fringuello, quanto il corso di un fiume; il guizzo di una raganella ormai anfibio raro, quanto una foresta abruzzese o amazzonica. Il rispetto per la natura dipende dalla filosofia di vita che scegliamo per noi e per tutti. Che onoriamo a tavola, scegliendo un abito, leggendo un libro. Il nostro stile di vita dimostra di amare la terra già facendo scelte che non la danneggino.
Com’è nata l’idea del libro “La religiosità della terra”? E come ha condotto questa ricerca interiore sullo spirito stesso della natura (come madre e alleata)?
E’ un libro maturato nel corso della mia vita, che rispecchia il mio stupore già infantile – che ho tentato di salvare – per ogni forma e voce di cui la natura si dota per manifestarsi. Talvolta, anche nelle modalità più devastanti e distruttive. Quando più che amarla, ti trovi ad essere preda del panico. La natura ci insegna ad essere realisti, ad accoglierne l’ onnipotenza, a scoprire la nostra finitezza e debolezza. Come sempre, percepibile in cima ad una montagna, sulle rive dell’oceano, smarrendoci in un deserto, e ovunque si avverta la sensazione religiosa di esserne parte e una specie di annullamento. Ma poi, per riprenderci dallo spaesamento e d’ essa scrivere, raccontare, poetare, dipingere. La natura non lo sa, nella sua inquietante incoscienza, tutta tesa a far sopravvivere se stessa, ma siamo noi a darle parole, linguaggi, simboli che ci permettono di trovare il nostro senso grazie anche al suo silenzio. Amare la natura è darle la parola attraverso una scienza meno invasiva, le tecnologie del linguaggio, le nostre filosofie e religioni. Le prime pagine, dedicate alla religiosità della terra risentono della mia storia agli inizi, dei primi contatti con erba, fango, animali, pianure. Quando restavo attonito al risveglio di un seme, al ricrescere di un ramo reciso, dinanzi al volo degli uccelli. La terra ci invita quindi ad esserne i narratori e con questo libro, soprattutto dopo il precedente “Filosofia del camminare” ci ho riprovato. Lo considero un saggio per meditare anche che cosa rappresenta il divino per noi, pur non essendo teologo, volevo ripercorrere alcune teorie recenti sulla relazione Dio-natura, sull’esperienza mistica che eremiti, monaci di ogni fede, anacoreti hanno provato tentando di coniugare valori umani con i messaggi che la natura, pur nei suoi silenzi, ci suggerisce.
Nel suo libro “Filosofia del camminare” è evidente l’esaltazione della prospettiva meditabonda del cammino: questo libro è un invito al lettore a ripensare al proprio andare verso, al di fuori di sé e dentro di sé. Come è possibile, ai giorni nostri, riscoprire questa dimensione?
Il meditare la natura è una manifestazione di preghiera, per chi crede e per chi non si pone tale problema. Diceva il filosofo Wittgenstein che noi preghiamo ogniqualvolta ci interroghiamo e prendiamo coscienza della vita. La meditazione è un viaggio interiore ripetuto e interminabile, solitario e condiviso, anche paziente e quotidiano ma animato dallo spirito della ricerca e da inquietudine “bella”. Errabonda, curiosa, attenta al mistero di esistere. Meditare la terra, e in altro modo non possiamo farlo se non andando a piedi, è non cessare mai di porsi domande, è accorgersi che il giardino ben curato è meno interessante di una selva, dalla quale ad un tratto può spuntare inatteso un tasso, un daino, soltanto uno scricciolo.
La mission di Viaggi Verdi, tra l’altro, è quella di creare le condizioni perché chi vive la terra possa essere maggiormente protagonista delle scelte che ne determineranno il futuro. Cosa si sentirebbe di consigliare alle nuove generazioni per preservare la natura e ritrovare l’armonia con questa?
Ho già accennato che “trovare l’ armonia con la terra”, è accettarne paradossalmente le disarmonie, gli squilibri, gli imprevisti. E’ accoglierla nelle sue variazioni, bello è camminare sotto il sole, bello attraversare i colli senesi, in quella sensazione di convivenza perfetta con i paesaggi circostanti. In quelle emozioni che ti fanno avvertire di essere parte dell’universo e, quando è stato il lavoro umano a migliorare il volto della terra, anche di esserlo del mondo dei tuoi simili industriosi e rispettosi delle leggi di natura. Esperienza, questa, che non puoi vivere certamente laddove ogni campagna è stata mangiata dalla dissennatezza, dal disordine ambientale, dalla ricerca del profitto ad ogni costo. Quindi, possiamo tentare ancora di strappare qualche oasi naturalistica agli “ecocidi” dominanti, contrabbandati con le parole sviluppo o progresso; però non vi può essere incontro intonato a quanto andiamo cercando, schivando brutture, se non ci prefiggiamo – come affermo verso la fine del libro – di considerare anche noi stessi una terra sconosciuta da esplorare, arare, riseminare di bellezza e tempo lento, rendendola più feconda. L’ equilibro di ogni viaggiatore va cercato in un ritmo continuo, interessato alla relazione tra il dentro e il fuori. Tra il corpo e quanto l’ andare incontra guidato dal pensiero, dal piacere di svelare, di tornare a casa con ricordi vissuti più che con mille immagini scattate. Più sappiamo trovare le strade dell’ arricchimento interiore e più saremo in grado di salvare e apprezzare quanto ci circonda. Nella soddisfazione di agire non solo per noi, ormai stanchi di tanto scempio, ma anche al posto di tutti coloro che paiono non capire che un viaggio non è cercare una piscina, magari dinanzi ad un mare di cobalto, non è assomigliare ad uno spot pubblicitario. E’ esporsi all’imprevisto, è guardare con occhi nuovi quanto ci era sfuggito per anni, è anche saper perdersi e ritrovarsi diversi.
Grazie a Duccio Demetrio per questi pensieri. Ora sentiamo ancora più nitidamente il bisogno di esplorare natura, di osservare con stupore le sfumature di ogni foglia. Partiremo a piedi, lentamente, e porteremo nello zaino un buon libro da leggere!
Biografia degli autori
Angela Sebastianelli
Natali parmigiani, una Laurea in giurisprudenza, un impiego di chief editor presso la Casa Editrice Spaggiari di Parma e un MBA agli sgoccioli. Poi, tre passioni quasi compulsive: la scrittura, la pittura e gli animali. Nel 2004 prende corpo il primo esempio della sua vena narrativa che infonde in un primissimo blog; a seguire, una cascata di collaborazioni con diversi siti e testate (PAIS, Total free Magazine ecc.). Pescare dalla Babele quotidiana e riordinarne i pezzi inventando una loro nuova prima volta: questa la sua vocazione, che insegue e persegue su http://mystreamoffecklessness.wordpress.com/. La natura è la sua bussola; il verde, i tramonti che si incendiano all’orizzonte, tutto filtrato dalle orecchie attente di un cavallo, suo compagno instancabile. Il blog di Viaggi Verdi è ora una finestra sul mondo del bello, del green; per pensare, scrivere e parlare di ecologia, sostenibilità e animalismo. Quello convinto, schietto e sincero. Quello di chi gli animali li vive davvero. Da sempre.
Cristiana Pedrali
“Amare il proprio lavoro è la cosa che si avvicina di più alla felicità sulla terra" (Rita Levi Montalcini) e ".. perchè quando le persone vere cadono nella vita reale si rimettono in piedi e riprendono a camminare" (Carrie Bradshaw "Sex and the city"): questi sono i miei due mantra. Io sono un pò così: mi muovo tra il serio ed il faceto per restare a galla tra mille interessi ed impegni e riuscire a sorridere. Ho lavorato e lavoro nel settore del turismo e del web ed ogni tanto cerco un pò di ossigeno nella scrittura e nei viaggi!
Cristina Vignoli
Fidentina di nascita, ma poi son partita e ritornata mille volte, perché` non mi stanco mai di viaggiare, cambiare e conoscer cose nuove. Adoro, oltre al viaggiare e le lingue straniere, la fotografia, il cinema, i giri in bicicletta per le campagne durante le belle giornate, conoscere gente nuova, le emozioni vissute.
Emanuele Benigni
Nasce nel 1974, a Viadana, piccolo comune mantovano, nella pianura padana. Già in tenera età mostra uno spiccato interesse per gli sport e per i viaggi. Una delle prime vere esperienze di vita, avviene verso l’età di 10 anni, quando si iscrive agli scout. Impara ben presto le più elementari regole di sopravvivenza. Un’esperienza unica, durata solo pochi anni, a causa del poco tempo e un’altra grande passione che la sostituisce, il calcio. Grandi doti dilettantistiche fanno si che questo sport venga prima di tutto, fino all’età di 19 anni quando, dopo aver conseguito il Diploma, per motivi di studi decide di trasferirsi a Firenze, iscrivendosi alla Facoltà di Architettura. Qui apprende la composizione architettonica, il disegno artistico e la fotografia, che esercita con passione. Nel frattempo pratica alcuni sport come la bicicletta, di cui possiede diversi modelli da strada e da sterrato e segue corsi di difesa personale. Un'altra grande passione sono gli action movie e i documentari come national geographic. Una breve esperienza lavorativa della durata di circa 5 anni lo porta a familiarizzare col mondo del Turismo, nell’Ostello della Gioventù di Firenze, dove ha modo di conoscere viaggiatori da tutto il mondo. In seguito, con amici, intraprende il progetto ViaggiVerdi, dove tuttora lavora e collabora, appassionandosi alla fotografia, tema ricorrente degli ultimi viaggi.
Silvia Ombellini
Architetto con la passione del viaggio e mamma che sente sempre più urgente l’esigenza di vivere in armonia con l’ecosistema di cui siamo parte. Dopo aver collaborato con diverse riviste cartacee e online (Area, Architettura Parma e Piacenza, Presenza Tecnica, Urbanistica e Informazione), dal 2012 è capo redattrice del blog di ViaggiVerdi. Alle spalle un dottorato in Architettura, un master sullo sviluppo urbano sostenibile e anni di lavoro nel campo dell’urbanistica. Ha vissuto in Austria, Germania, Inghilterra e Svezia, California, attualmente vive a Parma. Interessata da sempre alla sostenibilità ambientale, è autrice di una casa torre a zero emissioni sulle colline parmensi (premiata dall’Osservatorio sull’architettura sostenibile e dal Saie 2012), ed è parte di un Gruppo di Acquisto Solidale. Ama viaggiare, scambiare casa, scoprire nuovi luoghi, mete e orizzonti, muovendosi in treno, a piedi e in bicicletta. Sogna una vita in campagna, con un grande orto e delle caprette, e attualmente si accontenta di un piccolo orto sul davanzale.